Calapuja

Calapuja

IL CONTESTO

Situazione geografica e condizioni climatiche.
Calapuja è un piccolo Comune (140 famiglie per circa 1400 anime) posto sull’altopiano andino a 3.850 metri nel sud del Perù. Il capoluogo di Provincia è Puno, che dista circa 120 chilometri.
Sede dell’unica parrocchia al centro di un territorio molto esteso (800 kmq) formata da altri quattro comuni e oltre 50 comunità minori.

Economia.
L’economia del territorio è basata completamente sull’agricoltura (poco meccanizzata) sulla pastorizia, su pascoli magri estesi fino ai 5000 metri (ovini, caprini, lama, alpaca e pochi bovini) e sull’artigianato della lana. I prodotti agricoli sono poveri (patate, grano e segale, quinoa) a causa dell’altitudine e del clima caratterizzato da due sole stagioni (secca e delle piogge) e da forti escursioni termiche. Nella zona la vegetazione di alto fusto è del tutto assente.

Educazione, istruzione, salute.
In gran parte delle comunità sono presenti le scuole primarie mentre le secondarie sono presenti solo nei principali comuni. A causa dell’emigrazione dei giovani la popolazione della zona è in costante diminuzione. L’assistenza sanitaria è molto limitata, lontana e non disponibile per le fasce più povere perché di fatto è a pagamento.. La mortalità infantile (soprattutto per malattie polmonari legate all’altitudine e al freddo) è alta, così come quella delle donne durante il parto.

Ambiente socio culturale.
La popolazione della regione è ricca di forti tradizioni, conservate non solo per le difficoltà di comunicazione, ma anche per un’apprezzabile fierezza della gente.
L’assetto sociale si fonda essenzialmente sulla famiglia.

Nel 1985, anno di una terribile carestia, le donne di Calapuja si organizzarono per affrontare insieme l’emergenza alimentare attraverso “ollas comunes” (forma solidale e comunitaria di cucinare per più famiglie). In seguito questa solidarietà è continuata nell’intento di cercare insieme nuove vie per migliorare la vita dell’intera comunità. Nel 2000, con l’appoggio della Caritas di Puno, 18 donne hanno partecipato a un corso per imparare a lavorare a maglia.
Nel 2002 siamo passati da Calapuja in vacanza e vista l’ abilità delle donne e la loro determinazione a non abbandonare la loro terra, (la Pacha Mama sacra per i Quechua), abbiamo deciso di far nascere un progetto.
Così è nata l’ Associazione Solidarietà Italia-Perù Onlus

IL PROGETTO

A Calapuja abbiamo intrapreso un’intensa attività di sostegno alle famiglie e ai singoli svantaggiati studiando interventi che consentissero di superare i disagi e le conseguenze dell’emarginazione soprattutto dei più deboli.
Il profondo ritardo sociale causato dalla mancanza di servizi di base (luce, acqua…), dal terrorismo e da interventi politici non favorevoli all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, ha fatto sì che gran parte della popolazione fosse costretta a emigrare a Lima, a Juliaca e in altre grandi città del Paese.
Dunque eravamo di fronte a un grande problema!
Un proverbio africano dice: come si mangia un elefante? semplice, un boccone alla volta.
Perciò abbiamo deciso di supportare tanti “microprogetti” (in realtà grandi ma realizzati a piccoli passi in un lungo periodo).

• Raggiungere il mercato: Le donne di Calapuja erano già molto brave a produrre i manufatti anche in lana pregiata di alpaca, ma molto lontanedai mercati più ricchi. Abbiamo affrontato questo problema finanziando la realizzazione di un vasto campionario che ha presto trovato consenso sul mercato italiano attraverso l’aiuto dei volontari: così le donne hanno in breve capito che si apriva per loro un futuro migliore e hanno cominciato a crederci rafforzando il loro impegno, il loro entusiasmo. Oggi il campionario è molto vasto.

• Formazione: a Calapuja, per tre anni consecutivi, abbiamo organizzato e finanziato corsi di formazione personale e professionale per le donne artigiane:
– autostima
– organizzazione del lavoro
– perfezionamento per il lavoro a maglia
– lavoro al telaio
– contabilità

• Laboratorio di tessitura: abbiamo valutato, insieme alle donne, l’opportunità di estendere l’attività alla tessitura, altra grande tradizione artigiana del popolo andino. Il Parroco di Calapuja, Don Giovanni Gnaldi, fidei donum della diocesi di Città di Castello, in Perù per 30 anni, ha messo a disposizione un locale, mentre la nostra Associazione ha acquistato tre telai manuali (grande piccolo medio) la filatrice e la rimagliatrice.

• Costituzione della cooperativa: con il supporto dei consulenti locali, le donne si sono preparate e finalmente costituite giuridicamente in cooperativa con la denominazione di “Artesanias Calapuja” (2003).

• Laboratorio e non solo: restavano però carenze strutturali superate sino a quel momento sopratutto con la buona volontà delle donne che lavoravano in gran parte senza spazi disponibili e adeguati (anche all’aperto e con illuminazione precaria!). É nato così un progetto ambizioso di costruzione di una sede dove lavorare, ma anche vendere, tenere riunioni e ospitare. Naturalmente la nostra associazione non aveva tutta la capacità finanziaria per affrontare un progetto del genere. Ma la volontà delle donne che hanno subito contribuito salendo sul monte per far rotolare giù una grande quantità di sassi per le fondamenta e assicurando la loro disponibilità a fornire manodopera e adobes ci hanno convinti a tentare il miracolo.
La nostra associazione ha contribuito per l’acquisto del terreno.
L’edificio a due piani, è stato inaugurato nel 2007. All’interno trovano posto un ampio laboratorio, un negozio, il magazzino per le lane, il magazzino per i prodotti finiti un servizio igienico e una cucina, mentre al piano superiore una foresteria con servizi e una seconda cucina. La foresteria permette di ospitare turisti internazionali di passaggio essendo Calapuja sulla direttrice stradale Lima Arequipa Cuzco.

• Costruzione di servizi igienici:dopo aver censito lo stato delle abitazioni del paese, abbiamo realizzato la costruzione di un bagno in casa delle 26 famiglie più disagiate del paese, che vivevano in condizioni igienico sanitarie inaccettabili.Il Progetto è stato finanziato da una generosa famiglia italiana. Alle famiglie beneficiarie è stato chiesto di partecipare, producendo gli adobes necessari e prestando la manodopera.